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La Pace, l’ideale più grande per cui vale la pena lottare e credere

a cura di in data 25 Febbraio 2022 – 21:58Nessun commento

Sabato 26 febbraio ore 17 Presidio per la Pace – La Spezia, piazza Mentana
Mercoledì 2 marzo Giornata di digiuno per la pace

Città della Spezia, 25 febbraio 2022
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un’azione criminale inaccettabile. Certamente anche questa guerra ha dei “complici” nella storia. Come ha scritto uno studioso molto acuto e saggio, Sergio Romano, decano dei diplomatici italiani, “dopo la Guerra fredda, l’Occidente doveva avviare la smobilitazione della Nato. Era una struttura nata al tempo della contrapposizione con il Patto di Varsavia. Collassato quest’ultimo non aveva senso tenere in piedi un assetto militare che sarebbe stato visto come struttura di pura aggressione”. Ma la risposta di Putin -l’annessione “imperiale” dei territori- è stata drammaticamente sbagliata. Nulla può giustificare un’invasione militare che viola il principio dell’autodeterminazione dei popoli e l’idea stessa di un mondo multipolare che è tale se si regge sulla non ingerenza negli affari di un altro Stato, sul contrasto a qualsiasi visione imperiale e a qualsiasi divisione del mondo tra grandi potenze.
La verità è che la caduta del Muro di Berlino ha determinato alcune conseguenze a cui nessuno dei due protagonisti intende rassegnarsi. In primo luogo ha ridotto, se non eliminato, la giustificazione per un enorme apparato di spesa militare. Dopo un breve periodo di riduzione la spesa militare è stata restaurata con l’aiuto dell’attacco alle Torri Gemelle, che ha surrogato il crollo della minaccia sovietica, in un secondo tempo riesumata dalla visione imperiale di Putin. Allora come oggi, sia Washington che Mosca hanno bisogno di nemici credibili per continuare ad alimentare la spesa militare: le grandi industrie militari americane e russe che cosa farebbero se non ci fosse un grande nemico?
Qualcuno dice: tutti i contendenti sono consapevoli che, in ogni caso, occorre a un certo punto fermarsi, pena la catastrofe di una guerra globale che devasterà l’Europa e non avrà vincitori, perché entrambi i contendenti possiedono armi nucleari. Ma questa tesi rimuove le origini della Prima Guerra Mondiale. Nessuna parte in causa la perseguiva, ma fu innescata da un episodio violento, in uno scenario di crisi di due imperi, quello austro-ungarico e quello ottomano. Non può non inquietare il fatto che anche la crisi attuale trova in due imperi in declino i suoi protagonisti.
Cosa possiamo fare, allora? Batterci per un obiettivo: negoziare, negoziare, negoziare. Per ricostruire lo spazio per il dialogo e il negoziato politico con la Russia. Lo si è fatto durante la Guerra fredda con la Conferenza e gli Accordi di Helsinki. Lo si deve fare ora che rischiamo la catastrofe più grande.
Negoziare con obiettivi precisi: l’immediato cessate il fuoco, il ritiro delle forze armate russe, l’indipendenza e la neutralità dell’Ucraina al di fuori della Nato e dell’Unione Europea, l’autonomia (prevista dagli accordi di Minsk ma mai realizzata da Kiev) delle regioni del Donbass, l’isolamento e la condanna delle formazioni nazifasciste, in un clima di costruzione di una concordia nazionale.
Non c’è salvezza da questa guerra se non nella pace. L’ideale più grande per cui vale la pena lottare e credere. L’Europa, impotente militarmente e politicamente, può trovare forza nelle sue opinioni pubbliche, se saranno in grado di suscitare un’onda pacifista come in altri momenti della sua storia.
Dobbiamo realizzare quello che Gino Strada affermò con tanto coraggio: “Come l’umanità è stata capace di rendere l’incesto un tabù, altrettanto deve farlo con la guerra”.
C’è una responsabilità per tutti, anche per i semplici cittadini. Tutti saremo giudicati per le nostre azioni. Con questo spirito parteciperò al Presidio per la Pace indetto da molte associazioni sabato 26 febbraio alle ore 17 alla Spezia in piazza Mentana e alla Giornata di digiuno per la Pace di mercoledì 2 marzo proposta da Francesco. Per i credenti sarà “una giornata intensa di preghiera e di digiuno”. Per tutti sia un giorno di intensa riflessione e di impegno di Pace. Anche la miseria spirituale delle varie Chiese è tra i “complici” della guerra. Viene in mente il punto più alto dell’impegno pacifista cattolico, intriso di profezia: l’omelia contro la guerra in Vietnam tenuta dal Cardinale Giacomo Lercaro, Arcivescovo di Bologna, il 1° gennaio 1968. A stendere la minuta fu il suo segretario Giuseppe Dossetti. Questo il passo più significativo: “Ma la Chiesa non può essere neutrale, di fronte al male da qualunque parte venga: la sua via non è la neutralità, ma la profezia”. Il Papa di allora rimosse immediatamente Lercaro da Arcivescovo. Francesco può scegliere invece la via della profezia.

Giorgio Pagano

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