Di fronte alla policrisi attraversata dall’umanità la prima resistenza è quella dello spirito
Le Monde, 23 gennaio 2024,
di Edgar Morin, Sociologo e filosofo
Moltiplicazione dei conflitti, riscaldamento climatico, crescita dei regimi autoritari: il mondo corre verso il disastro, ma occorre resistere all’odio, questo il pensiero espresso in una Tribune a Le Monde dal sociologo e filosofo.
Traduzione dal francese di Hèléne Colombani Giaufret
Se adesso è mezzanotte nel secolo: quando Victor Serge ha pubblicato il libro che porta questo titolo, nel 39, anno del patto germano-sovietico e dello smembramento della Polonia, era effettivamente mezzanotte e una notte irrevocabile andava addensandosi per prolungarsi per cinque anni.
Non è forse mezzanotte nel nostro secolo. Due guerre sono in corso. Quella dell’Ucraina ha già mobilitato l’aiuto economico e militare di parte del mondo con una radicalizzazione e un rischio di allargamento del conflitto. La Russia non è riuscita ad annettere l’Ucraina, ma si mantiene nelle regioni anteriormente separatiste russofone. Il blocco l’ha parzialmente indebolita, ma ha anche stimolato il suo sviluppo scientifico e tecnico, in particolare in campo militare. Questa guerra ha già conseguenze importanti: l’autonomia diversamente acquisita del Sud rispetto all’Occidente e la maggiore coesione del blocco Russia-Cina.
Un nuovo focolaio di guerra si è acceso nel Vicino Oriente in seguito al massacro commesso da Hamas il 7 ottobre 2023, seguito dai bombardamenti micidiali d’Israele su Gaza. Queste carneficine accompagnate da persecuzioni in Cisgiordania e da dichiarazioni annessionistiche, hanno risvegliato la questione palestinese addormentata. Hanno mostrato insieme l’urgenza, la necessità e l’impossibilità di una decolonizzazione di quanto rimane della Palestina araba e della creazione di uno Stato palestinese.
Visto che nessuna pressione è stata, né sarà, esercitata su Israele per arrivare ad una soluzione di due paesi, non si può prevedere che un aggravarsi o addirittura un allargarsi di questo terribile conflitto. Si tratta di una tragica lezione della storia: i discendenti di un popolo perseguitato per secoli dall’Occidente cristiano, poi razzista, possono diventare insieme i persecutori e il bastione avanzato dell’Occidente nel mondo arabo.
Il pensiero è diventato cieco
Queste guerre aggravano la congiunzione di crisi che colpiscono le nazioni, alimentate dall’antagonismo virulento tra tre imperi: gli Stati uniti, la Russia e la Cina. Le crisi si alimentano vicendevolmente in una sorta di policrisi ecologica, economica, politica, sociale, di civiltà che si sta ampliando.
Il degrado ecologico colpisce le società umane con l’inquinamento urbano e rurale, aggravato dall’agricoltura industriale. L’egemonia di un profitto incontrollato (causa prevalente della crisi ecologica) accresce le disuguaglianze in ogni nazione e su tutto il pianeta. Le qualità della nostra civiltà si sono degradate e le sue carenze aumentate, in particolare per il crescere degli egoismi e la scomparsa delle solidarietà tradizionali.
La democrazia è in crisi su tutti i continenti, viene sempre più spesso sostituita da regimi autoritari che, disponendo dei mezzi di controllo informatici sulle popolazioni e gli individui, tendono a formare delle società di sottomissione che potrebbero essere chiamate neo totalitarie. La mondializzazione non ha creato nessuna solidarietà e le nazioni Unite sono sempre più disunite.
Tale situazione paradossale s’inserisce in un paradosso globale caratteristico dell’umanità. Il progresso scientifico tecnico che si sviluppa in maniera prodigiosa in tutti i campi è la causa dei peggiori arretramenti del nostro secolo. È stato questo a permettere l’organizzazione scientifica del campo di sterminio di Auschwitz; è stato questo a permettere l’ideazione e la fabbricazione delle armi più distruttive, fino alla prima bomba atomica; è stato questo a rendere le guerre sempre più micidiali; è stato questo a accendere la sete di profitto, a creare la crisi ecologica del pianeta.
Segnaliamo – cosa difficile da concepire – che il progresso delle conoscenze, moltiplicandole e dividendole con steccati tra discipline, ha suscitato un regresso del pensiero, diventato cieco. Legato a un predominio del calcolo in un mondo sempre più tecnocratico, il progresso delle conoscenze è incapace di concepire la complessità della realtà e in particolare delle realtà umane. Ciò conduce a un ritorno dei dogmatismi e dei fanatismi, come a una crisi della moralità nelle ondate degli odi e delle idolatrie.
L’assenza di speranza
Ci stiamo incamminando verso probabili catastrofi. Si tratta di catastrofismo? Questa parola esorcizza il male e conferisce una serenità illusoria. La policrisi che stiamo vivendo sull’intero pianeta è una crisi antropologica: è la crisi dell’umanità che non riesce a diventare Umanità.
Ci fu un tempo – non molto lontano – in cui ci si poteva prospettare un cambiamento di rotta. Sembra che sia troppo tardi. Certo l’improbabile e soprattutto l’imprevisto possono accadere. Non sappiamo se la situazione mondiale è solo priva di speranza o veramente disperata. Ciò significa che occorre, con o senza speranza, passare alla Resistenza. La parola evoca irresistibilmente la resistenza degli anni di occupazione (1940-1945), i cui inizi, a dire il vero molto modesti, furono resi difficili dall’assenza di una speranza prevedibile dopo la disfatta di 1940.
L’assenza di speranza prevedibile è simile ai nostri giorni, ma le condizioni sono diverse. Non siamo attualmente sotto un’occupazione militare nemica: siamo dominati da formidabili potenze politiche e economiche e minacciati dall’instaurarsi di una società di sottomissione. Siamo condannati a subire la lotta tra due giganti imperialisti e l’eventuale irruzione bellica del terzo. Siamo trascinati in una corsa verso il disastro.
Fraternità, vita e amore
La prima e fondamentale resistenza è quella dello spirito. È fondata sulla necessità di resistere all’intimidazione di ogni menzogna imposta come verità, al contagio di ogni ubbriacatura collettiva. Impone di non cedere mai al delirio della responsabilità collettiva di un popolo o di un’etnia. Esige di resistere all’odio e al disprezzo. Prescrive la preoccupazione di comprendere la complessità dei problemi e dei fenomeni piuttosto che cedere ad una visione parziale o unilaterale. Richiede la ricerca, la verifica delle informazioni e l’accettazione delle incertezze.
La resistenza comporterebbe anche la salvaguardia del creato o la creazione di oasi di comunità dotate di una relativa autonomia (agro-ecologica) e di reti di economia sociale e solidale. La resistenza avrebbe come presupposto anche il coordinamento delle associazioni dedite alla solidarietà e al rifiuto degli odi. La resistenza preparerebbe le giovani generazioni a pensare e agire a favore delle forze di unione, di fratellanza, di vita e d’amore che possiamo concepire sotto il nome di Eros, contro le forze disgregatrici di disintegrazione, di conflitto e di morte che possiamo concepire sotto i nomi di Polemos e Thanatos.
È l’unione, in seno a noi stessi, delle potenze dell’Eros e di quelle dello spirito pronto e responsabile che alimenterà la nostra resistenza agli asservimenti, alle ignominie e alle menzogne. I tunnel non sono interminabili, il probabile non il certo, l’inatteso è sempre possibile.
Edgar Morin è sociologo e et filosofo.
Il suo ultimo libro, «Encore un moment…» (Denoël), è stato pubblicato nel 2023.
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