Aiuto allo sviluppo, questo sconosciuto
INFO COOPERAZIONE, 6 dicembre 2022
Qual è la conoscenza generale degli italiani sulla politica di cooperazione allo sviluppo dell’Italia? Qual è il loro supporto per l’aiuto pubblico allo sviluppo e come gli italiani pensano che siano spesi i fondi pubblici destinati alla cooperazione? Sono le domande centrali di un’indagine di opinione recentemente pubblicata dallo IAI – Istituto Affari Internazionali e condotta in collaborazione con il Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (LAPS) dell’Università di Siena nel mese di settembre scorso su un campione di 1000 maggiorenni.
I dati più sbalorditivi di questa rilevazione dell’opinione sono legati alla scarsa conoscenza della politica italiana di cooperazione. L’incrocio dei dati rilevati su alcune domande dà la conferma che l’aiuto pubblico allo sviluppo e la cooperazione non sono attività molto conosciute dagli italiani. Il 65,74% degli intervistati nell’indagine non ha idea di quante risorse vengano destinate all’Aiuto pubblico allo sviluppo (APS), solo il 7,82% ha saputo individuare la cifra approssimativa corretta in termini percentuali del RNL.
L’impegno che l’Italia ha assunto con la comunità internazionale in più occasioni e un’ultima volta nell’ambito dell’Agenda 2030 è quello di stanziare lo 0,70% del reddito nazionale lordo al sostegno agli aiuti allo sviluppo. Al momento la percentuale stanziata dall’Italia è dello 0,26%.
Che non sia chiaro cosa si intenda per aiuto pubblico e cooperazione emerge chiaramente anche dal fatto che il 57,8% degli italiani intervistati ritiene che il Ministero dello Sviluppo economico sia il principale responsabile per l’APS, mentre solo il 20,3% individua questa attribuzione al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.
Anche il quadro più ampio all’interno del quale si inserisce la cooperazione e l’APS non è molto conosciuto, il 53,9% degli intervistati sa definire correttamente gli Obiettivi di sviluppo sostenibile mentre il 35,3 % dichiara di non avere nessuna idea a riguardo.
L’indagine testa anche il sostegno dei cittadini per l’APS, con una specifica domanda sugli aiuti in tre diverse formulazioni. Il primo testo della domanda fa riferimento all’impegno DAC di raggiungere lo 0,7% del Rnl in APS; il secondo include un confronto con gli altri paesi Ocse; il terzo fa un raffronto tra le risorse per la cooperazione e quelle destinate alle spese militari e alla spesa sociale. Dalla distribuzione delle risposte risulta che la formulazione della domanda non ha un grosso impatto nel determinare gli orientamenti degli intervistati. Sia nel primo che nel secondo caso, infatti, la maggioranza relativa pensa che le spese per gli aiuti allo sviluppo dovrebbero rimanere come sono, con una percentuale che ammonta rispettivamente al 41% e al 44%. Nell’ultimo caso, in cui vengono citati i dati relativi alle spese militari e sociali, invece, tale percentuale si abbassa al 40%, pari a quella di coloro i quali si dichiarano favorevoli a un aumento degli aiuti. Anche quando nel testo della domanda viene precisato che l’Italia si trova al diciottesimo posto nella classifica dei paesi che forniscono aiuti allo sviluppo, i favorevoli all’aumento non superano il 40% del totale. I favorevoli a una diminuzione ammontano invece al 25% del totale quando si citano gli obblighi assunti dal nostro paese, mentre si riducono al 16% quando il testo della domanda menziona la posizione dell’Italia nella classifica dei paesi che forniscono APS.
Dal sondaggio emerge però che il sostegno all’APS ha una connotazione anche politica: gli elettori di centro-destra sono più riluttanti all’incremento di fondi per la cooperazione. Se la maggioranza relativa degli intervistati (attorno al 40%) pensa che i livelli di APS debbano rimanere stabili (meno del 40% è favorevole ad un loro aumento), si registra che tra gli elettori di destra, prevalgono i favorevoli al mantenimento dello status quo.
La ricerca presenta anche un altro dato significativo: le persone che si sono impegnate in vario modo in attività di sostegno ai Paesi in via di sviluppo, semplici donazioni economiche comprese, valutano in genere meglio l’aiuto pubblico allo sviluppo. Dal sondaggio emerge però che il 41%degli intervistati non si è mai impegnato in nessuna di queste azioni.
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