Un’Ucraina modello Cipro per fermare i combattimenti
Domani, 26 Marzo 2022,
di Mario Giro (politologo)
Cosa può fare l’Unione Europea
L’intransigenza politica che fa da sfondo alla guerra in Ucraina sta rendendo difficile trovare un accordo. Ciò che si potrà ragionevolmente ottenere è una tregua con partizione del paese che diverrebbe de facto una soluzione quasi definitiva anche se non riconosciuta dalla comunità internazionale. La situazione di Cipro è un esempio: nessuno dei protagonisti vuole negoziare un nuovo assetto definitivo dell’isola.
Ma non si combatte più. Dopo anni di tensioni sulla linea verde che separa l’isola in due, ci si è acconciati a tale realtà tanto che ciò non ha ostacolato l’entrata di Cipro nell’Unione europea. L’adesione alla Ue non ha nemmeno impedito ai turco-ciprioti che possono dimostrare di essere cittadini di Cipro prima del 1974 di ottenere il passaporto europeo anche se residenti a nord o altrove.
Una situazione ambigua eppure solidificata dal tempo, di cui ciascuno si soddisfa pur di non riconoscere i diritti della parte avversa. In questo quadro le rivendicazioni sono diventate pura retorica e l’essenziale rimane quello di non rompere lo status quo. Così potrebbe avvenire anche per gli ucraini se si giunge a una tregua evitando che il conflitto sfoci in una guerra generalizzata. A quel punto, da un lato non sarà possibile per l’Ue rifiutare l’entrata nell’Unione a un popolo che ha talmente sofferto. Dall’altro, se i russi saranno flessibili, con il tempo l’Ucraina divisa potrebbe divenire una porta semiaperta verso l’Ue, grazie allo stesso escamotage usato a Cipro.
La guerra del Nagorno Karabakh dovrebbe però insegnarci che una crisi immobilizzata e lasciata in sospeso per decenni può improvvisamente riaccendersi. Nessuna tregua garantisce la pace se non c’è un lavoro di accompagnamento lungo e tenace. Anche una soluzione alla cipriota rimarrebbe quindi pur sempre transitoria. L’abitudine a lasciare irrisolti numerosi scenari di crisi è nociva e non aiuta la costruzione di un clima internazionale cooperativo.
Mentre ancora si combatte, la cosa più urgente rimane il cessate il fuoco da ottenere il più presto possibile. L’occidente oscilla tra il non potersi permettere né la forza, né la debolezza. Da un lato sente la debolezza come colpevole di non assistenza a popolo in pericolo. Dall’altra comprende che ogni tipo di interventismo sarebbe irresponsabile e pericoloso.
La sola soluzione coerente era un’Ucraina federale, ponte tra est e ovest in Europa, garantendo entrambi gli schieramenti. Ora la guerra scatenata dalla Russia rende quasi impossibile tale ipotesi. Tuttavia, se vogliono assicurare pace e sicurezza ai loro popoli, i leader europei non devono fomentare i combattimenti ma urgentemente ricercare una soluzione politica definitiva, spingendo su entrambi i protagonisti affinché negozino.
(Mario Giro)
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