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Un continente “libero” di inquinare

a cura di in data 18 Febbraio 2023 – 13:52Nessun commento

 

Africa, 18 febbraio 2023

Malgrado il suo potenziale di risorse energetiche verdi, gli investimenti nelle rinnovabili in Africa sono a un livello disarmante. Diminuiscono, anziché crescere: i leader del continente continuano a puntare sul fossile. E l’Europa, oggi assetata di petrolio e gas, non ha interesse a promuovere la transizione energetica di là dal Mediterraneo.

di Angelo Ferrari

L’Africa è caratterizzata da un’ampia disponibilità di potenziali risorse energetiche verdi: idroelettrica per i grandi fiumi, fotovoltaica nelle ampie zone desertiche, eolica e anche geotermica. Tutto ciò, se ben valorizzato politicamente, potrebbe essere una leva per lo sviluppo del continente (dove 600 milioni di persone non hanno accesso alla corrente elettrica). Gli africani, tuttavia, avanzano precise richieste a quella parte di mondo che finora ha inquinato e si è arricchita.

L’Africa è responsabile del 3,8% del totale delle emissioni inquinanti a livello mondiale, a fronte del 23% della Cina, del 19% degli Stati Uniti e del 13% dell’Unione Europea. All’Africa si chiede di non gravare sul surriscaldamento globale e nello stesso tempo il mondo occidentale fa leva sulle risorse africane per mettere in atto la propria rivoluzione green. Con questo schema l’Africa rimane un serbatoio di risorse e non un mercato. Il paradigma deve cambiare. E all’Africa occorre dare più finanziamenti e più tempo per rinnovare le proprie infrastrutture.

La strada, per l’Europa come per l’Africa, deve essere quella della transizione energetica verde. Ma c’è un “ma”. Le carte nel 2022 si sono sparigliate con la guerra in Ucraina. La crisi ucraina sta spingendo l’Europa a valorizzare le riserve di idrocarburi celate al di là del Mediterraneo. E, secondo quanto riportato dal Guardian, i leader dei Paesi africani spingeranno verso nuovi e massicci investimenti nei combustibili fossili in Africa. Il quotidiano inglese è venuto in possesso di un documento tecnico dell’Unione Africana in cui viene messo nero su bianco che nel «breve e medio termine, i combustibili fossili, in particolare il gas naturale, dovranno svolgere un ruolo cruciale nell’espansione dell’accesso all’energia moderna, oltre ad accelerare l’adozione di energie rinnovabili».

Durante l’Africa Oil Week svoltasi nel mese di ottobre 2022 a Città del Capo, in Sudafrica, la commissaria per le Infrastrutture e l’Energia dell’Unione Africana, Amani Abou-Zeid, ha spiegato che il continente dovrà utilizzare tutte le risorse energetiche senza distinzioni, perché ha bisogno di raggiungere il proprio sviluppo sociale ed economico: «Non è questo il momento di fare gli schizzinosi». Abou-Zeid spiega che l’Africa non è “una negazionista del clima”, ma «non può essere vincolata a scadenze applicabili ad altre regioni. Le nostre risorse devono funzionare per noi».

Gli investimenti nelle energie rinnovabili in Africa, infatti, sono a un livello allarmante, nonostante l’enorme potenziale del continente. Nel 2021 hanno toccato il minimo da 11 anni. Sono stati allora impiegati solo 2,6 miliardi di dollari di capitale per progetti di energia eolica, solare, geotermica e altri progetti di energia rinnovabile. Gli investimenti nelle rinnovabili in tutto il mondo sono aumentati del 9% su base annua per raggiungere il massimo storico nel 2021. Nel frattempo, sono diminuiti del 35% in Africa, la quale rappresenta solo lo 0,6% dei 434 miliardi di dollari investiti nelle energie rinnovabili in tutto il pianeta. Per di più, gli investimenti si sono concentrati in alcuni Paesi, Sudafrica, Egitto, Kenya e Marocco, che dal 2010 rappresentano quasi i tre quarti del totale. L’Africa ha un potenziale evidente in particolare nell’energia solare, ma è di fatto presente con solo l’1,3% della capacità mondiale.

Ecco perché l’Africa, nonostante le sue enormi potenzialità, se non ci saranno investimenti adeguati e un principio di equità Nord-Sud del mondo continuerà a rimanere un serbatoio di fonti energetiche, ma serviranno ancora molti decenni perché diventi un mercato interessante.

(Angelo Ferrari)

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