I manoscritti maliani sono una risorsa per costruire la pace
Domani, 21 luglio 2022,
di Luca Attanasio
Afriche, la newsletter di Domani
Il Mali, travolto da decenni di instabilità, conflitti e penetrazione jihadista, alle prese con una delicata fase di transizione politica dopo due colpi di stato nel giro di nove mesi tra il 2020 e il 2021, può scavare nel suo passato per cercare soluzioni ai suoi malanni. Decine di migliaia di manoscritti, alcuni risalenti all’XI secolo, testimonianza di una cultura raffinata, di grandi capacità di governance politica e di abilità nella risoluzione dei conflitti, sono stati miracolosamente recuperati e, dopo un sapiente lavoro di bibliotecari, studiosi, esperti locali e internazionali, resi pubblici su Google Arts & Culture.
40.000 pagine
Nel 2012, truppe di jihadisti sono entrati a Timbuctù e hanno preso il controllo della città, ora divenuta secondaria, ma una volta considerata il più prestigioso dei numerosi centri di apprendimento islamico nell’Africa occidentale di epoca pre coloniale. Dopo aver devastato varie opere d’arte, i fondamentalisti hanno iniziato a dare alle fiamme biblioteche e libri scagliandosi contro i manoscritti antichi considerati blasfemi e devianti dalla vera fede. La fortuna ha voluto che la furia anticulturale e iconoclasta jihadista abbia portato gli estremisti a bruciarne solo una minima parte e, evidentemente, a dimenticarsi definitivamente di tutto il resto. Nel 2013, un’equipe di studiosi, con estremo coraggio e amore per il proprio patrimonio culturale, ha inscenato un’operazione di recupero degna di Hollywood. Come riporta il New York Times, dopo anni di meticolose conservazione, catalogazione e digitalizzazione, sono stati prima tradotti in inglese, francese, spagnolo e arabo moderno e poi resi disponibili per chiunque su Google Arts & Culture. Si tratta di più di 40.000 pagine di una delle più grandi biblioteche di Timbuctù che raccoglie testi dall’XI secolo fino all’800. Al di là del grandissimo valore culturale, il miracoloso salvataggio ha il merito di riportare alla luce una serie di documenti che hanno diffuso scienza e sapere e regolato la vita pubblica del paese e dell’area, favorendo un clima di benessere e pace a milioni di individui. Il corpus fa parte di un tesoro di decine di migliaia di antichi documenti legali e notarili, copie del Corano, scritti scientifici e filosofici, componimenti poetici o trattati sulla pace e la convivenza, per secoli conservati dalle famiglie dei notabili della società maliana o affidati a biblioteche. La scoperta è sensazionale. Innanzitutto dimostra che gli africani sapevano scrivere prima di molti altri popoli. La produzione scritta in tutto il continente è precedente a quella di altre aree, al contrario di quanto sostenuto dalle narrazioni dei colonialisti e degli studiosi occidentali che hanno descritto a lungo quelle africane come società orali piuttosto che letterate. Poi rende disponibile la lettura di testi di giurisprudenza, scritti sul profeta Maometto e sul misticismo, così come trattati di scienza, medicina, matematica, astronomia e astrologia, oltre alla logica, alla filosofia, alle scienze esoteriche, dall’alto valore culturale. Ci sono testi che parlano di sessualità, diari di viaggio e documenti che rivelano che gli studiosi avevano scoperto che la terra girava intorno al sole più o meno nello stesso periodo in cui operava Galileo. Gli intellettuali maliani, iniziarono a utilizzare la matematica, inoltre, molto prima degli scienziati di altre parti del mondo.
I testi
Infine, le perle più utili e attuali, sono rappresentate dagli scritti che trattano di pace e riconciliazione. Ce ne sono molti, alcuni esplicitano le tecniche per favorire dialogo e calma, altri si riferiscono all’impossibilità di sviluppo in situazioni di conflitto, altri ancora studiano e propongono metodi concreti di risoluzione. Tra i più noti vi sono i testi di Omar Tall, studioso, politico e leader militare, nato negli anni ’90 del XVII secolo, in cui l’intellettuale, utilizzando argomenti religiosi, cercava di mettere fine a un sanguinoso conflitto tra i due imperi di Borno e Sokoto, che ha interessato a lungo l’Africa occidentale e che ricorda molto da vicino le guerre e gli scontri che caratterizzano il Sahel ai giorni nostri. Oppresso ormai da dieci anni dalla penetrazione jihadista a cui l’intervento francese e occidentale non ha saputo porre margine, il Mali deve fare i conti anche con una serie di conflitti locali che contribuiscono a una situazione di grave instabilità in cui il paese versa da molto tempo. Tra questi, si annoverano le secolari frizioni tra i Fulani (circa il 15 per cento della popolazione), nomadi e prevalentemente musulmani, e i Dogon (9 per cento della popolazione ), di varie fedi e sedentari. Nella zona del Mali centrale, con epicentri nelle cittadine di Mopti e Bandiagara, gli scontri causano morti ed esodi enormi. Il tesoro, finalmente riportato alla sua immensa dimensione culturale dopo secoli di sottomissione a predatori coloniali e, in ultimo, jihadisti, rappresenta un patrimonio immenso per un paese tormentato come il Mali. Gli restituisce una storia di grande spessore, gli riconsegna quelle energie a cui attingere per provare a ritrovare pace, sviluppo a partire da sé.
(Luca Attanasio)
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