Una penna e un libro possono cambiare il mondo
Città della Spezia, Rubrica “Diario do centro do mundo”, 20 settembre 2015 – “A vent’anni volevo andare in Africa per curare la lebbra. Ci sono andata da vecchia, ma per curare l’analfabetismo, che è molto più grave della lebbra”. Questa frase di Rita Levi Montalcini mi viene spesso in mente quando giro per i villaggi e per le roças del Distretto di Lembà, attorniato da bambini poverissimi. E’ vero, la povertà non è solo scarsità di reddito o vivere in baracche fatiscenti, è anche e soprattutto, come dice Amartya Sen, “deprivazione delle capacità di base”. Il processo di sviluppo deve avere presente l’essere umano non solo come beneficiario ma come motore del processo stesso, protagonista partecipe e attivo: ecco perché educazione, formazione e “emporwement”, come si dice oggi, sono essenziali.
A Sao Tomè molto è stato fatto in questi anni, ma restano enormi problemi. Buoni risultati sono stati ottenuti soprattutto nel settore educativo primario, corrispondente alla nostra scuola elementare: dura sei anni, e ha due cicli, il primo da 6 a 9 anni, il secondo da 10 a 11. Il tasso di alfabetizzazione è maggiore di quello della maggior parte dei Paesi dell’Africa subsahariana (87% nel 2007), nonostante esistano disparità tra uomini e donne (82,7% per le donne e 93,4% per gli uomini). Le spese correnti dello Stato nell’educazione sono passate dal 17,3% nel 2002 al 37,9% nel 2010. Ma l’offerta scolastica è insufficiente nel ciclo prescolare -da 3 a 5 anni- e in quello secondario, che dura sei anni e ha anch’esso due cicli, il primo da 12 a 14 anni, il secondo da 15 a 17. Inoltre la qualità di tutti i cicli scolastici è ancora bassa, soprattutto nel ciclo secondario, dove il 60% circa dei professori non possiede la formazione pedagogica necessaria per insegnare. La formazione tecnico-professionale è scarsa e limitata a poche aree. La formazione superiore (universitaria) si svolge in gran parte all’estero grazie a borse di studio finanziate soprattutto dallo Stato (che spende in questo settore il 44,5% delle spese per l’educazione, contro il 36,2% delle spese per il salario del personale e il 15,6% di quelle per il funzionamento). Sono sorte di recente due Università private, ancora limitate in quanto a offerta e a domanda (per gli alti costi).
E a Lembà, dove opero? Ho già pubblicato alcuni dati sul sistema educativo del Distretto nell’articolo “La leggenda dell’isola del libero amore” (2 agosto 2015). Diciamo che le carenze del sistema educativo saotomense sono, a Lembà, ancora più accentuate. Certo, i dati dimostrano che negli ultimi anni è stato fatto, anche qui, uno sforzo importante per il miglioramento del settore, almeno in termini quantitativi. Ma la qualità dell’educazione primaria continua a essere preoccupante, pregiudicando in tal modo gli sforzi per far crescere la frequenza nella scuola secondaria e per proseguire negli studi più elevati. Un fatto, questo, che costituisce un ostacolo allo sviluppo, che esige lavoratori qualificati in tutti i campi, particolarmente nel settore dei servizi, come quelli finanziari e del turismo, ma anche nei settori “tradizionali” dell’agricoltura, della pesca e della foresta.
La bassa qualità della scuola ha diversi fattori: l’insufficiente formazione e qualificazione professionale del personale docente, l’assenza di avanzamento professionale e il basso livello salariale, il tempo limitato di studio, la carenza di manuali, laboratori e materiali per l’apprendimento, insieme a un sistema di tripli turni e al sovraffollamento delle classi. Circa la scuola prescolare, va detto che questo livello è ancora poco sviluppato in tutto il Paese e ancor più nel Distretto. Nel Paese il tasso di frequenza è del 30,9%, è più basso a Lembà. Ho scritto delle carenze qualitative della scuola primaria. Ma la situazione più critica è quella della scuola secondaria: in questo ciclo di studi circa l’86% dei giovani si iscrive alla prima classe, ma appena il 16,8% arriva alla fine del ciclo. L’insufficienza e la localizzazione delle scuole secondarie è in buona parte all’origine di questa situazione: sono tutte situate nei capoluoghi distrettuali (nel Distretto di Lembà a Neves), il che obbliga gli alunni a lunghi viaggi per raggiungere le scuole. Va aggiunto che il corpo docente di questo livello di scuola si caratterizza, come ho ricordato, per una assai bassa qualificazione. Nel Distretto di Lembà il tasso di scolarizzazione per il primo ciclo della secondaria è del 60%, quello per il secondo ciclo è dell’11%: in entrambi i casi è il dato più basso tra tutti i Distretti. Lembà presenta anche il dato più alto di analfabetismo di giovani con più di 15 anni e di adulti.
Nel Piano di Sviluppo a cui stiamo lavorando la sfida dello sviluppo umano riveste un ruolo centrale. E’ una sfida che passa innanzitutto per lo sviluppo di una educazione di qualità per tutti e per una formazione professionale nei settori prioritari dell’economia. A tutti va assicurato il diritto alla formazione prescolare, alla scuola di base e alla scuola secondaria. E’ un grande obbiettivo, che il Distretto di Lembà potrebbe proporsi per il 2030: ne discuteremo con le istituzioni, la società civile, i cittadini. Un obbiettivo che dovrebbe articolarsi in un piano con molte azioni: la formazione di tutto il personale docente; il recupero e la costruzione di istituti per la formazione prescolare; il rafforzamento delle mense scolastiche e la loro generalizzazione nella scuola primaria; la costruzione di nuovi istituti per la formazione secondaria; il rafforzamento, la qualificazione e la diversificazione dell’offerta di formazione professionale; l’impegno per garantire l’accesso in tutti i cicli ai portatori di handicap; lo sradicamento dell’analfabetismo nei giovani con più di 15 anni e negli adulti, con appositi corsi; l’utilizzo, in tutti i cicli, delle Tecnologias de Informaçao e Comunicaçao (TIC) come strumento base di sviluppo innovativo del sistema…
Certo, tutto ciò richiede forti investimenti pubblici, cosa niente affatto semplice, anzi. Risorse ingenti, derivanti non più quasi esclusivamente dagli aiuti internazionali ma anche dall’interno: quelle del petrolio che si sta esplorando, e quelle della fiscalità, resa possibile dall’auspicabile sviluppo di profitti e redditi nel Paese. Si può procedere anche a un utilizzo diverso della spesa pubblica esistente: nel caso della spesa per l’educazione appare esorbitante la spesa attuale per le borse di studio agli universitari all’estero. Ma il “welfare saotomense” ha bisogno anche delle risorse dei cittadini: forme di mutualismo, come quelle sperimentate, anche nel Distretto di Lembà, dalle cooperative del cacao biologico a favore dei propri soci, vanno incoraggiate e incentivate (si veda l’articolo “L’economia del cacao biologico traina l’economia e migliora la vita”, 19 luglio 2015). La promozione della società civile e il suo coinvolgimento nella promozione del buongoverno, in collaborazione con lo Stato, sono obbiettivi fondamentali: si pensi al ruolo delle Suore di Neves, che ho ricordato nell’articolo “Suor Lucia e il Dio unico della giustizia” (3 settembre 2015). C’è bisogno di un forte ruolo dello Stato ma anche di un ampio concorso sociale. In questa grande sfida ci guidano le parole di Malala Yousafzai, la ragazza pakistana che si batte per il diritto all’istruzione, la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace: “Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono la vostra arma più potente. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”.
Giorgio Pagano
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