Perché la Russia adesso ha mano libera in Africa centrale
Africa, 16 ottobre 2022
Dopo il Mali, i francesi lasciano anche la Repubblica Centrafricana. Rimpiazzati dai ‘consiglieri militari’ della Compagnia Wagner.
di Angelo Ferrari – Agi
Gli ultimi 130 soldati francesi dispiegati nella Repubblica Centrafricana lasceranno il paese entro la fine dell’anno. La conferma di questo ritiro è stata confermata dall’ambasciatore francese a Bangui con una lettera inviata al ministero della Difesa centrafricano. Con la partenza di questi ultimi militari finisce l’influenza di Parigi su questo ex bastione francese nell’Africa centrale. Un ritiro che era nell’aria da tempo visto che il paese si è messo totalmente nelle mani della Russia – con una presenza massiccia dei mercenari della Compagnia Wagner – che di fatto controlla il paese. In tutto e per tutto Mosca ha sostituito Parigi. Adesso la Russia ha mano libera in Africa centrale.
Questa partenza dalla Repubblica Centrafricana arriva a pochi mesi dal ritiro dei militari di Parigi dal Mali, avvenuta al termine del consumato divorzio tra i due paesi e con la decisione della giunta militare di Bamako di avvalersi dei servizi degli istruttori russi per aiutare a proteggere e fronteggiare le milizie jihadiste nel paese. Militari, anch’essi, che appartengono alla Wagner. Bamako, come Bangui, si è messa totalmente nelle mani dei russi.
Nella Repubblica Centrafricana, il contingente francese, di stanza al campo di M’Poko all’aeroporto di Bangui, fornisce la logistica ai soldati della Missione di addestramento dell’Unione europea (Etum) e a un contingente della Missione delle Nazioni Unite nel paese (Minusca). Questa missione logistica ha sostituito, nel giugno 2021, il distaccamento di supporto operativo francese a Bangui, che ha svolto cooperazione e, in particolare, addestramento militare per le Forze armate centrafricane (Faca).
Nell’estate del 2021 Parigi ha deciso di sospendere la sua cooperazione militare con Bangui, ritenuto “complice” di una campagna antifrancese guidata proprio dalla Russia. Ex potenza coloniale, la Francia è intervenuta regolarmente e militarmente nella Repubblica Centrafricana sin dalla sua indipendenza nel 1960. Nel territorio centrafricano erano presenti due basi militari, quella di M’Poko e quella di Bouar che insieme contavano circa 1600 effettivi per tutti gli anni Novanta dello scorso secolo, oltre a mezzi militari, tra cui aerei ed elicotteri da combattimento, che sono progressivamente diminuiti negli anni successivi. La Repubblica Centrafricana è sempre stata un presidio militare della Francia nella regione. Oggi il paese si è trasformato in un avamposto africano di Mosca.
Nel 2013, Parigi ha schierato più di mille soldati nel paese nell’ambito dell’Operazione Sangaris, con il via libera della Nazioni Unite, per porre fine alla violenza tra le comunità. Operazione che è durata fino al 2016. Approfittando del vuoto creato dalla partenza del grosso delle truppe francesi, Mosca ha inviato in questo paese tra i più poveri del mondo “istruttori militari” nel 2018, e centinaia di paramilitari nel 2020 su richiesta del governo di Bangui, per far fronte alla guerra civile che imperversava e imperversa ancora oggi. La Francia, come ha fatto in Mali, ha accusato regolarmente questi paramilitari, i mercenari della Compagnia Wagner, di aver commesso abusi contro i civili e di aver instaurato un regime “predatorio” delle risorse della Repubblica Centrafricana.
Con la partenza dei francesi si apre una voragine nel supporto logistico alle truppe europee di Etum che si trovano di fronte ad un dilemma di non poco conto: trovare un’altra forza logistica in grado di fornire cibo, energia e acqua, oppure lasciare il paese. Gli europei, tuttavia, hanno già ridotto le loro attività da diversi mesi svolgendo più una funzione di consulenza strategica e non più di formazione.
A lasciare il paese non sono solo i militari francesi, anche la compagnia petrolifera di bandiera, la Total, sembra essere intenzionata a vendere le sue attività nel paese a causa, ufficialmente, della crisi dei combustibili e del clima imprenditoriale non più favorevole alla Francia.
Secondo quanto riporta Radio France international, più della metà delle stazioni di servizio della Total nella Repubblica Centrafricana sono ora chiuse per mancanza di carburante, solo quelle della capitale Bangui lavorano a singhiozzo, a seconda delle scorte disponibili con disagi enormi per la popolazione, ma anche per i trasportatori di merci e per i servizi di taxi e mototaxi. Ultimo importatore di carburanti nel paese, Total limita i suoi acquisti perché la vendita è stata effettuata in perdita per mesi. Il prezzo regolamentato di un litro di benzina è di 865 Franchi Cfa, circa 1,30 euro, alla pompa, ma costa al fornitore dal 30 al 40% in più.
Lo Stato dovrebbe sovvenzionare la differenza, ma attualmente ha un debito nei confronti della compagnia petrolifera di diverse decine di milioni di euro. Secondo un dirigente, che ha mantenuto l’anonimato, di Total sentito da Radio France, il mercato centrafricano è “l’equivalente di una stazione autostradale francese”. Il disimpegno militare francese ha reso ancora di più diseconomica una presenza di Total. Quello che era il bastione più importante francese nell’Africa centrale ora è totalmente nelle mani della Russia che proprio dalla Repubblica Centrafricana ha iniziato la sua avventura di “conquista” dell’Africa.
(Angelo Ferrari – Agi)
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