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COVID-19. La lezione

a cura di in data 5 Giugno 2023 – 21:50Nessun commento

Morti cumulative per milione di abitanti, nel mondo al 24 maggio 2023. Fonte Our World in Data

Salute Internazionale, 5 giugno 2023

Specializzandi UNIFI

L’impreparazione nell’affrontare la pandemia da COVID-19 dovrebbe essere servita da lezione: le grandi potenze globali devono mettere da parte le loro rivalità geopolitiche lavorando insieme per prepararsi ad eventuali eventi pandemici futuri e per affrontare altre crisi globali, attraverso il rafforzamento del multilateralismo in tutte le sue dimensioni cruciali (politica, sanitaria, culturale, istituzionale e finanziaria).
Il giorno 4 maggio 2023 il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ufficialmente dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria da COVID-19, scoppiata poco più di tre anni prima. Ma il coronavirus Sars-CoV-2 – dopo aver provocato circa 20 milioni di morti – continua a circolare nel mondo, e a produrre decessi; rimane quindi un importante problema di sanità pubblica da gestire con un attento e costante monitoraggio.
Prendendo spunto dal Rapporto della Lancet Commission sulla pandemia COVID-19 (The Lancet Commission on lessons for the future from the COVID-19 pandemic) abbiamo pubblicato nelle settimane passate due post.
Il primoCOVID-19 e sistemi sanitari –, esaminando la distribuzione della mortalità nelle varie aree del mondo, metteva in evidenza l’eclatante paradosso di questa pandemia: i livelli più catastrofici di mortalità si sono verificati nelle aree più ricche e sviluppate del pianeta, in Europa e nelle Americhe, in sistemi sanitari dotati di enormi risorse e raffinate tecnologie, primo fra tutti gli Stati Uniti d’America. Sistemi che si sono trovati impreparati (come non avrebbero potuto e dovuto) ad affrontare una pandemia respiratoria, anche perché in precedenza avevano smantellato le strutture di sanità pubblica e di cure primarie necessarie a rappresentare la prima, indispensabile barriera alla diffusione del virus.

Il secondoUna pandemia diseguale denunciava le profonde diseguaglianze nella salute documentate da molteplici studi epidemiologici: una pandemia che si è accanita sulle fasce più deboli della popolazione: sulle persone anziane con più patologie, sui più poveri, sulle donne, sulle minoranze etniche, sui bambini e sugli adolescenti.
Gli esiti catastrofici (non solo sanitari, ma anche economici e sociali) della pandemia sono da attribuire anche al fallimento del sistema multilaterale basato sulle Nazioni Unite e sulle sue agenzie, in primis l’OMS. Un sistema multilaterale da anni fiaccato dalle politiche neoliberiste ostili al finanziamento e alla protezione dei beni pubblici globali, dall’eccessivo nazionalismo e dalle tensioni tra le maggiori potenze. Il fallimento nella risposta globale al COVID-19 è simile a quello rispetto ad altre pressanti sfide globali, come l’emergenza climatica, la perdita di biodiversità globale, l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, la persistenza dell’estrema povertà in mezzo mondo, e lo sfollamento su larga scala di persone a causa di conflitti, povertà e stress ambientale.
La terza parte del Rapporto della Lancet Commission è dedicato alle raccomandazioni per prevenire la ripetizione di una nuova catastrofe epidemica, riassumibili nei seguenti punti:

1. Vigilanza sullo sviluppo delle possibili nuove varianti. Vaccino accessibile a tutti.
E’ necessario istituire forti sistemi di monitoraggio e sorveglianza coordinati in tutto il mondo per valutare i rischi di nuove ondate di COVID-19. Il sistema dei brevetti deve essere reso flessibile per garantire a tutti i paesi l’accesso ai vaccini anti-Covid, procedere alle vaccinazioni di massa e colmare l’intollerabile gap nella copertura vaccinale tra paesi più ricchi e paesi a medio e basso livello di sviluppo.

2. Rafforzamento dell’OMS
A partire dal 1980 il budget dell’OMS è stato congelato, riducendosi di valore a causa dell’inflazione, e parallelamente sono diventati sempre più preponderanti i finanziamenti extra-budget provenienti dai governi e anche dal settore privato (es: Bill Gates). Questo metodo di finanziamento ha generato programmi “verticali”, basati su singole patologie (es: AIDS, Tbc, Malaria), generando priorità stabilite “altrove” e indebolendo i sistemi sanitari locali. Tutto ciò ha ridotto le capacità strategiche, la qualità tecnica e infine l’autorevolezza dell’OMS, come si è visto chiaramente nel corso della pandemia.
E’ necessario un aumento sostanziale del bilancio di base dell’OMS e prevedere la possibilità di attingere a finanziamenti di emergenza su larga scala nel caso di un’emergenza sanitaria globale. La commissione sostiene con forza la creazione di un Global Health Fund integrato e flessibile che dovrebbe essere finanziato con 60 miliardi di dollari l’anno (pari al 0-1% del PIL dei paesi a medio-alto reddito) con 3 finestre di finanziamento principali:

  • 15 mld per la creazione del piano pandemico, cioè il piano di preparazione e risposta alle pandemie;
  • 20 mld per le Medical Commodities (strumenti per il controllo delle pandemie), quali farmaci, DPI, strumenti medici;
  • 25 mld per il potenziamento dell’assistenza sanitaria primaria nei Paesi meno sviluppati.

Va inoltre rafforzata la governance dell’OMS per conferirgli un maggiore potere politico, con l’istituzione di un nuovo organismo, il Global Health Board, che dovrebbe essere composto da capi di governo in rappresentanza di ciascuna delle sei regioni dell’OMS ed eletti dagli Stati membri di tali regioni.

3. Prevenzione dello spillover (la trasmissione di virus dall’habitat animale a quello umano).
E’ necessaria la prevenzione primaria delle pandemie attraverso l’attuazione di misure preventive sia contro le ricadute naturali che contro le ricadute derivanti da attività legate alla ricerca. La prevenzione delle ricadute naturali richiede un approccio One Health, un approccio integrato e unificante che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi — compreso il rafforzamento dei servizi veterinari, la regolamentazione del commercio di animali domestici e selvatici e dell’allevamento di animali selvatici e di bestiame, la prevenzione della deforestazione e il potenziamento dei sistemi di sorveglianza dei patogeni negli animali domestici e nell’uomo.

4. Il rafforzamento dei sistemi sanitari. I piani nazionali di preparazione alle pandemie
I governi dovrebbero rafforzare i sistemi sanitari nazionali sulle basi della sanità pubblica e della copertura sanitaria universale, fondata sui diritti umani e sull’uguaglianza di genere. Sistemi sanitari pubblici forti dovrebbero includere diversi aspetti come: relazioni solide con le comunità locali e le organizzazioni comunitarie; sistemi di sorveglianza e segnalazione; catene solide di approvvigionamento di materiale medico; progetti strutturali e strategie operative che promuovono la salute; investimenti nella ricerca nelle scienze comportamentali e sociali per sviluppare e implementare interventi più efficaci; promozione di comportamenti prosociali; forte educazione sanitaria per la promozione della salute, prevenzione delle malattie e preparazione alle emergenze; strategie di comunicazione sanitaria efficaci; sforzi attivi per affrontare la disinformazione in materia di salute pubblica sui social media; sintesi delle evidenze costantemente aggiornate.

I sistemi sanitari dovrebbero prevedere una copertura sanitaria universale, incentrata sull’assistenza sanitaria di base, che garantisca ai pazienti l’accesso a cure di qualità per i problemi di salute legati alla pandemia e non, compresa la salute mentale. Gli operatori sanitari della comunità dovrebbero essere ben formati e le organizzazioni a cui appartengono adeguatamente sostenute.
Oltre a rafforzare i sistemi sanitari, ogni Paese dovrebbe definire ed espandere i piani nazionali di preparazione alle pandemie per prevenire e rispondere alle nuove malattie infettive emergenti. I piani di preparazione dovrebbero includere: una migliore sorveglianza e monitoraggio; la definizione e la protezione dei gruppi vulnerabili; le notifiche internazionali; la cooperazione all’interno dei gruppi regionali dell’OMS; il finanziamento delle emergenze; le linee guida sugli interventi comportamentali, sociali e ambientali, i protocolli di viaggio e la sicurezza delle scuole e dei luoghi di lavoro; solide catene di approvvigionamento di beni sanitari (ad esempio, dispositivi di protezione individuale, diagnostici, terapeutici e vaccini); un’efficace comunicazione del rischio e un’opposizione attiva alla disinformazione e all’informazione scorretta; la formazione degli operatori della sanità pubblica e la disponibilità di personale adeguato.

In conclusione, l’impreparazione nell’affrontare la pandemia da COVID-19 dovrebbe essere servita da lezione: le grandi potenze globali devono mettere da parte le loro rivalità geopolitiche lavorando insieme per prepararsi ad eventuali eventi pandemici futuri e per affrontare altre crisi globali, attraverso il rafforzamento del multilateralismo in tutte le sue dimensioni cruciali (politica, sanitaria, culturale, istituzionale e finanziaria).

Il presente post è frutto del lavoro collettivo di un gruppo di medici e mediche in formazione specialistica (del primo anno della specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Firenze) sul Rapporto di Lancet Commission on lessons for the future from the COVID-19 pandemic

Tale lavoro ha comportato l’analisi e la rielaborazione del Rapporto, la presentazione in aula con discussione e la produzione di 3 post. Il terzo e ultimo post della serie, pubblicato oggi, è stato preceduto da “COVID-19 e sistemi sanitari” (2 maggio 2023) e da Una pandemia diseguale (10 maggio 2023)

Il gruppo è formato da: Simone Baldacci, Manjola Bega, Andrea Benincampi, Raffaele Caldararo, Ludovica Costantini, Erika Del Prete, Debora Fontana, Veronica Gironi, Elena Morelli, Giulia Napoli, Neda Parsa, Concetta Francesca Rosania, Gianluca Pollasto, Francesco Toccafondi, Marcello Settembrini, Lediana Spaho, Elvis Vassallo.

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