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La tecnologia può favorire o ostacolare il traffico di umani

a cura di in data 28 Luglio 2022 – 21:03Nessun commento

Domani, 28 luglio 2022,
di Luca Attanasio

La newsletter Afriche

C’è il traffico di lavoro forzato (compravendita di esseri umani a scopo lavorativo), il traffico di migranti, lo sfruttamento del lavoro (domestico, agricolo, alberghiero, minerario e/o manifatturiero etc), il traffico sessuale, il traffico di bambini (venduti o forzati al matrimonio), l’utilizzo di minori nei conflitti (bambini soldato, usati come scudi umani, suicide bombers, schiavi/e sessuali delle truppe etc.), lo sfruttamento di bambini per l’accattonaggio, il traffico di organi e di feti. La lista delle schiavitù moderne si aggiorna e allunga di anno in anno. Con una creatività diabolica. Le statistiche attorno al traffico degli esseri umani sono quanto mai aleatorie, è un fenomeno che si allarga e restringe a seconda delle aree, che vive nel sommerso e che gode di una profonda refrattarietà all’emersione anche da parte delle stesse vittime, terrorizzate per la propria vita e quella dei propri cari. Gli ultimi dati confermano un aumento a livello mondiale e si calcola che le vittime di tratta siano circa 25 milioni, un terzo dei quali sono bambini. A questo quadro drammatico si aggiunge il rapporto Unicef 2020, in cui si denuncia che un bambino su dieci nel mondo, in questo momento, viene lavorativamente sfruttato. L’organizzazione internazionale del lavoro (Oil) stima, inoltre, che il traffico di persone valga più di 150 miliardi di dollari l’anno, di cui oltre 50 provengono dallo sfruttamento del lavoro. Il 46 per cento delle persone sfruttate sono donne, il 20 per cento uomini, il 19 per cento bambine e il 15 per cento bambini. Nel 2013, con la Risoluzione A/RES/68/192, l’Assemblea generale ha istituito il 30 luglio quale Giornata mondiale contro la tratta di persone al fine di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti. Il tema di quest’anno è ‘Uso e abuso della tecnologia” e mira a evidenziare come la tecnologia sia una strumento perfettamente ambivalente, che può favorire oppure ostacolare la tratta di esseri umani. L’esigenza di riflettere su quest’ultimo aspetto deriva dall’espansione globale dell’uso della tecnologia amplificato anche dalla pandemia e dall’irrompere globale nella nostra vita quotidiana delle piattaforme online. Il crimine dello human trafficking ha conquistato il cyber-spazio e il web offre ai trafficanti sempre più strumenti per reclutare, sfruttare e controllare le vittime, organizzarne il trasporto e l’alloggio, raggiungere sempre più potenziali clienti. Allo stesso tempo, l’uso della tecnologia offre anche grandi opportunità, e il successo nella lotta alla tratta di esseri umani passa attraverso le modalità con cui le forze dell’ordine, i sistemi di giustizia penale e altri soggetti potranno sfruttare la tecnologia, come, peraltro, sta già ampiamente avvenendo.

Talitha Kum
Tra le realtà internazionali più attive nel contrasto alla tratta c’è Talitha Kum un network di donne consacrate. Talitha Kum è presente in 92 paesi, con 55 reti nazionali e 6.039 persone coinvolte attivamente in azioni anti tratta in tutti i continenti. 336.958 persone sono state raggiunte dal network in tutto il mondo nel 2021, mentre 258.549 persone hanno beneficiato di attività di prevenzione e sensibilizzazione in scuole, università, gruppi sociali e religiosi; 19.993 sono le vittime e i sopravvissuti accompagnati dalla rete. Chi viene raggiunto ottiene formazione scolastica o professionale per il reinserimento sociale. Molti degli operatori o operatrici sul campo, sono ex vittime riabilitate. «Il perdurare della difficile situazione sanitaria globale causata dal Covid-19», spiega Suor Yvonne Clémence Bambara, referente di Talitha Kumper l’Africa, «ha limitato i nostri spostamenti ma siamo riuscite ugualmente a svolgere un’azione capillare. Per quanto riguarda l’Africa, 1.002 membri attivi di Talitha Kurn, appartenenti a 12 reti che comprendono 132 congregazioni religiose e attivi in 21 paesi, hanno potuto collaborare con 46 organizzazioni cattoliche, 39 agenzie governative e 39 organizzazioni internazionali. L’azione di prevenzione e informazione ha raggiunto 147.406 scolari di scuole primarie e secondarie oltre che centri nodali per il contrasto come i media e le strutture ecclesiastiche. In Africa oltre 4mila vittime e sopravvissute alla tratta hanno ricevuto assistenza e protezione in strutture di accoglienza o in famiglie ospitanti, abbiamo inoltre accompagnato le vittime nei processi, facilitando l’accesso alla giustizia».

La crescita della domanda
L’Africa, l’Asia sud orientale e l’America Latina sono luoghi da cui si origina in buona parte il fenomeno e sono i luoghi che esportano nuovi schiavi in tutto il mondo. Ma se il traffico di esseri umani prospera e aumenta lo si deve alla crescita della domanda, anche sotto casa nostra «In provincia di Latina, per citare un esempio, migliaia di indiani impiegati come braccianti nelle relative campagne arrivano mediante trafficanti indiani in combutta con imprenditori locali, avvocati e anche leader della relativa comunità», spiega Marco Omizzolo, sociologo Eurispes, docente dell’Università La Sapienza, presidente di Tempi Moderni, «per un giro d’affari di diversi milioni di euro l’anno. Forze dell’ordine e procura, insieme ad alcune associazioni, sono fortemente impegnate contro questo crimine, ma senza una radicale revisione delle normativa sulle migrazioni, a partire dalla vigente Bossi-Fini, questo sistema di violazione dei diritti umani e del lavoro non terminerà. Non bisogna dimenticare, poi, che la denuncia è importante ma non basta, quello che chiedono le vittime è giustizia e un percorso di riconoscimento e tutela degno di un paese civile. È l’unico modo per evitare di continuare ad avere vittime di tratta internazionale e grave sfruttamento nella nostra società e nel nostro mercato del lavoro, alle dirette dipendenze di criminali e mafiosi».

(Luca Attanasio)

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