Repubblica Centrafricana, a chi serviranno davvero le cripto-valute
Africa, 3 maggio 2022
La Repubblica Centrafricana è il secondo Paese al mondo dopo il Salvador ad aver ufficializzato il bitcoin come moneta legale. Una scommessa rischiosa, secondo l’analista Michel Huet intervistato da FranceInfo Afrique, se si considera per esempio il bassissimo accesso a Internet – l’11 percento della popolazione – e persino all’elettricità, in Centrafrica.
di Cèline Camoin
Sulla scelta innovativa della Repubblica centrafricana di adottare il bitcoin come moneta legale, accanto al franco Cfa, Jean-Michel Huet, analista associato presso lo studio di consulenza BearingPoint, intervistato da FranceInfo Afrique, conferma che l’utilizzo di bitcoin permette di diversificare i mezzi di pagamento. “L’interesse è svilupparli per i consumatori e le aziende che, fino ad ora, hanno utilizzato solo contanti. In quanto moneta elettronica, il bitcoin può essere un elemento che contribuisce all’inclusione finanziaria, soprattutto per le donne. Le persone hanno quindi un mezzo di pagamento che non richiede trasporto di denaro contante, aggirando così i rischi associati a tale attività. L’approccio è molto complementare al pagamento mobile”.
La specificità della Repubblica Centrafricana, che ha ufficializzato i bitcoin, secondo Paese al mondo dopo il Salvador, “è quella di aver fatto una scommessa rischiosa. Bitcoin ha il vantaggio di poter essere utilizzato in tutto il mondo, ovviamente, ma ha un grosso svantaggio, ovvero un valore che oscilla enormemente. Negli ultimi dodici mesi, il bitcoin è crollato”.
L’analista Huet concorda nel vedere una dimensione anche politica alla scelta di Bangui, ovvero non essere più solo vincolato al franco Cfa, ma fa notare un aspetto interessante: “il denaro rimanda a una dimensione eminentemente sociologica. Il cambio di valuta e mezzo di pagamento non avviene dall’oggi al domani. Il pagamento mobile è un enorme successo in Africa, ma sono passati quindici anni da quando è stato introdotto”. Pertanto, non è detto che i centrafricani si fideranno subito di questa moneta elettronica.
Altro limite sul piatto della bilancia, il bassissimo accesso a Internet – l’11 percento della popolazione – e persino all’elettricità, in Centrafrica. Limiti infrastrutturali, poca conoscenza della gestione di tali strumenti, possono portare a rischi elevati di cadere nelle reti di truffatori e in fondo a un’esclusione de facto della maggioranza dei cittadini da questo sistema virtuale che diventerebbe prerogativa di un’élite.
Peggio, secondo un alto esponente finanziario della regione Africa centrale a cui Jeune Afrique fa riferimento senza però citarne il nome, la decisione di adottare il Bitcoin viola i testi della Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (Cemac) e potrebbe addirittura rischiare l’esclusione.
Il Fondo monetario internazionale – secondo i suoi detrattori, un altro strumento di sottomissione e manipolazione – ha espresso preoccupazioni per la scelta di Bangui. Il capo del dipartimento africano del Fmi, Abebe Aemro Selassie, ha affermato che quando si adottano le cripto-valute deve essere in atto un sistema di pagamento “robusto” con trasparenza finanziaria e un quadro di governance. Un quadro che, evidentemente, il Centrafrica non ha. Il Fondo monetario internazionale aveva già criticato l’adozione della cripto-valuta da parte di El Salvador lo scorso anno, avvertendo di “grandi rischi associati all’uso di bitcoin per la stabilità finanziaria, l’integrità finanziaria e la protezione dei consumatori”.
Gregory Vanel, professore di economia alla Scuola di management di Grenoble, parla, secondo il giornale francese Marianne, di decisione puramente simbolica, che avrà scarsi effetti sull’economia del Paese”. Prima di usarli, bisogna acquisirli ma ora, spiega, è molto complicato ottenere bitcoin, e il loro numero è limitato; l’altra soluzione il mining ovvero fornire un servizio alla rete di detta valuta in cambio di una ricompensa pecuniaria, in bitcoin quindi, necessita di un’ottima rete Internet e di molta energia. Cose che il Centrafrica non ha.
C’è chi vede, infine, dietro questa decisione, un legame con la Russia, con la quale Bangui ha stretto evidenti rapporti dal 2018. Potrebbe infatti consentire di aggirare le sanzioni internazionali imposte a Mosca a causa della guerra in Ucraina, in particolare gli ostacoli legati all’esclusione delle transazioni sul sistema swift. Il bitcoin, essendo una moneta geopoliticamente neutrale, potrebbe essere la soluzione per scavalcare tali limiti. L’alternativa bitcoin al franco Cfa come emancipazione dalla Françafrique non fa che rafforzare l’asse russo-centrafricano e potrebbe fare da apripista ad altri governi che hanno scelto l’alleato russo per questioni di importanza nazionale, come la sicurezza e lo sfruttamento minerario.
(Cèline Camoin)
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