Umoja, il villaggio del Kenya dove le donne sono libere dalla violenza di genere
10 Luglio 2023 – 20:58

Africa, 10 luglio 2023
di Claudia Volonterio
C’è un luogo sicuro in Kenya dove tante donne si sono rifugiate negli anni per proteggersi da ogni forma di violenza di genere, tra cui stupro, mutilazioni genitali femminili, abusi …

Leggi articolo intero »
Home » Africa

La spinta dei giovani africani

a cura di in data 23 Gennaio 2022 – 22:25Nessun commento

Elettrici congolesi consultano le liste elettorali prima di votare a un seggio di Lumbashi, il 30 dicembre 2018
Foto di Caroline Thirion/Afp

Africa, 23 Gennaio 2022
Dakar, fine luglio 2018: per la prima volta si riuniscono movimenti giovanili e studenteschi africani. L’Africa immaginata in Occidente da tempo non esiste più: è ora una pentola in ebollizione in cui i giovani sono un nuovo soggetto, libero da condizionamenti e in cerca di un ruolo.
di Mario Giro

Il civismo africano è già nato e si organizza su scala continentale. A convocare la riunione, il più noto fra i movimenti, “Y’en a Marre” (non se ne può più), il gruppo senegalese che ha contribuito alla caduta del presidente Abdoulaye Wade alle elezioni del 2012. Ma sono in tanti: “Filimbi” (fischio) e “Lucha” (lotta per il cambiamento) della Repubblica Democratica del Congoe “Ras-le-Bol” dell’altro Congo; “En Aucun Cas” del Togo; “Wake Up” del Madagascar; “Jeune et Fort” del Camerun; “GT Jeunes” della Costa d’Avorio; “Sindimuja “(non sono schiavo) del Burundi; “Iyana” del Ciad e altri.
Si definiscono “movimenti civici” o di cittadinanza e hanno numerose rivendicazioni: più democrazia e partecipazione, no alle gerontocrazie e ai presidenti a vita, no alla corruzione e alla repressione, sì all’unità africana e alla libera circolazione, no alla collaborazione anti-migrazioni con l’Europa, liberazione della donna africana, difesa dell’ambiente, no al land grabbing e alle monoculture, ecc. Anche se nel loro pantheon ci sono Fanon, Lumumba o Sankara, non sono ideologizzati e non sposano partiti o candidati. Il loro obiettivo è la democrazia compiuta, ma una democrazia africana. Rappresentano una nuova Africa che diviene soggetto connettendosi e cercando vie diverse per essere protagonista ed esprimere il dissenso davanti ai tanti mali del continente. Non per nulla il titolo di quella riunione era: “Cittadinanza e potere di decidere”.

In questi anni i giovani hanno capito che non bastano sit-in, meeting o concerti di protesta, ma ci vuole una vera e propria organizzazione democratica. Si prosegue a manifestare, anche con violenza, ma l’agenda si fa più sofisticata. Non si tratta di “fare politica”, anzi i politici sono – come dovunque − disprezzati e respinti (politichiens, politi-cani), ma si tratta di appropriarsi degli strumenti stessi della democrazia. L’idea principale è quella di un nuovo ordine africano più responsabile di sé e del proprio ambiente. La retorica delle critiche anti-occidentali (tratta e colonizzazione) passano in secondo piano: adesso “il boia è nero”, cioè è il regime autoritario africano e come tale va combattuto. Anche i fallimenti nel proteggere l’Africa dal Covid rientrano in tale ragionamento. Le élite nazionali sono tacciate di fallimento.

A immagine di ciò che avviene negli Stati Uniti, per esempio in Georgia con Stacey Abrams, in alcuni Paesi africani si organizzano iscrizioni di massa sulle liste elettorali o si stilano richieste per i candidati di tutti i partiti. Proliferano i cantieri collettivi di riflessione dove gli studenti si confrontano su civismo, democrazia, salute, ambiente, ecc. Progressivamente nel continente cadono molti tabù: i giovani ora esprimono più apertamente il dissenso. Una success story del civismo africano è quella del “Balai Citoyen” del Burkina Faso, che ha saputo mobilitare giovani e studenti fino alla caduta del presidente Blaise Compaoré. A Ouagadougou, sul tema del terzo mandato a migliaia sono scesi in piazza con in mano la scopetta (in francese balai) africana di rafia per “spazzare via” corruzione e nepotismo.

La maturazione democratica si vede anche dall’attaccamento alle Costituzioni: in molti casi i leader non riescono più a manipolarle come vogliono. I giovani dimostrano di aver a cuore le carte fondamentali e di non aspettare ordini da nessuno per difenderle.

(Mario Giro)

 332 total views,  1 views today